Una gazzella scappa, in filigrana. L’immagine apre e chiude Timbuktu, film di Abderrahmane Sissako nelle sale italiane dal 12 febbraio. Il simbolo della grazia fragile terrorizzata di fronte alla gratuita follia trucidatrice jihadista.
Una donna canta. La colpiscono a frustate. Lei canta più decisa. Libera. Nelle notti stellate di antiche città affacciate sul deserto, nonostante i coprifuochi e i divieti islamisti, degli esseri umani vogliono ancora suonare, sognare e amare. Ma proprio quelle libertà sono prese di mira da pazzi jihadisti che bandiscono canti, balli, manoscritti, strumenti e poemi;