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Fuoriuscita di liquami nella SS 131Nascita, morte e frutti avvelenati di una miniera d'oro in Sardegna, raccontata da Fuoritema, quadrimestrale di fotogiornalismo. Con una postilla di eacca.

La miniera d'oro di Furtei [comune del Medio Campidano, a nord ovest della provincia di Cagliari ndr] ha inizio nel 1986 quando la società Progemisa, di proprietà della Regione e l'AGIP miniere fanno i primi trivellamenti esplorativi

alla ricerca dell'Eldorado sardo. Il primo giacimento viene alla luce nel 1988, l'inizio dell'attività estrattiva, una decina d'anni dopo.
Nel 1991 l'AGIP miniere cede il posto a due compagnie minerarie australiane. Nel '93, dall'unione di queste due società  e la Progemisa,  nasce la Sardinia Gold Mining S.p.a. (SGM). La regione mantiene un 30%, sceso poi al 10% e il diritto di eleggere il presidente del CdA.
Nel 1997 vengono realizzate quattro miniere a cielo aperto e a giugno dello stesso anno inizia l'attività estrattiva e la fusione del primo lingotto. Grande gioia dell'allora Presidente Palomba, autore dell'accordo e che conferisce alla SGM l'esclusiva per l'esplorazione delle riserve aurifere di tutta la Sardegna.
Nel 2001 Mauro Pili, divenuto Presidente della Regione, nomina Ugo Cappellacci Presidente del CdA della SGM. Inizia il “carotaggio selvaggio” su tutta l'isola, lo raccontano le migliaia di porzioni di roccia “a tubo” abbandonate nel piazzale della SGM. I risultati sono deludenti e, nel 2003, Cappellacci si dimette.

ex miniera d'oro di Furtei

Nel 2004 arrivano i canadesi. Nel dicembre 2008, dopo 11 anni di vita, la miniera chiude per fallimento, licenziando 42 dipendenti e lasciando in eredità ai sardi una bomba ecologica di enormi proporzioni: l’oro veniva estratto mediante l'utilizzo di cianuro e arsenico. La diga sterili, dove venivano riversati i fanghi ricchi di cianuro, ha una superficie  di 11 ettari e contiene 2 milioni di tonnellate di fanghi mortali. Ha una falla che riversa, poco più a valle (area F25), circa mezzo litro di fanghi tossici al secondo che vengono aspirati e riversati nella diga.
Il mancato funzionamento delle pompe o, ancor peggio, lo straripare della diga sarebbe una catastrofe annunciata per tutto il sud dell'isola. Lo scorso maggio [maggio 2010 ndr] sotto il km 47.4 della 131 si scopre un rigagnolo verdastro capace di sciogliere le bottiglie di plastica. La notizia è delle peggiori: i veleni di scarto della lavorazione dell’oro sarebbero finiti a tonnellate, mescolati al materiale di costruzione, in dieci chilometri di strada statale, per sollevarne il livello e per rinforzare i sostegni dei cavalcavia.

Fuoriuscita di liquami nella SS 131

A settembre 2010 la Regione Sardegna (con l'ex SGM Cappellacci) non ha fatto ancora nulla per mettere in sicurezza il sito, nonostante i ripetuti allarmi degli ex dipendenti che, con la manutenzione delle pompe e l'innalzamento in extremis degli argini del bacino, hanno evitato che succedesse il peggio. Resta un dubbio: a chi è convenuto tutto questo?

Da Fuoritema, n. 0, 2010.

Postilla

Nel marzo 2011, con gravissimo ritardo, la Regione Sardegna ha firmato un accordo con la società in house Igea SpA per la progettazione e realizzazione dei lavori di ripristino ambientale della ex miniera d'oro di Furtei, da completarsi entro il 2015.
La Regione ha stanziato una prima tranche di 4,5 milioni di euro, l'importo finale previsto è di 16 milioni. A pagare saranno i contribuenti? A oggi infatti non sembra che l'istituzione regionale intenda (possa?) rivalersi sul concessionario privato.
Ancora una volta, sono i cittadini che debbono farsi carico dei disastri provocati da un'iniziativa economica fortemente voluta dai politici di turno e che si è rivelata dannosa, inutile e costosa. Vi ricorda qualcosa?

Torneremo presto sull'argomento, in particolare sull'utilizzo dei rifiuti tossici della ex miniera di Furtei in alcuni tratti della strada statale 131, la principale arteria viaria dell'isola.

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