Danni e alterazioni del Dna nei bambini di Sarroch, piccolo centro del Sud Sardegna nei pressi di un polo industriale: sono i risultati di una ricerca scientifica pubblicati dalla rivista internazionale di epidemiologia dell’Università di Oxford “Mutagenesis”.
La ricerca è stata condotta su 75 bambini tra i 6 e i 14 anni delle scuole elementari e medie di Sarroch, messi a confronto con un campione di 73 bambini che vivono invece in aree rurali.
L'indagina ha misurato anche la qualità dell'aria sia nel paese sia nella zona industriale.
Nell'abstract della ricerca si legge: «La qualità dell’aria rappresenta una questione ambientale di importanza primaria nelle aree altamente industrializzate, con potenziali effetti sulla salute dei bambini che vivono vicino a quelle aree. La zona industriale di Sarroch, in provincia di Cagliari, ospita la più grande centrale elettrica del mondo e la seconda più grande raffineria di petrolio e deposito petrolchimico d’Europa. La zona industriale produce una complessa mistura di inquinanti atmosferici che comprendono benzene, metalli pesanti e idrocarburi policiclici aromatici».
Nei giardini delle scuole di Sarroch, in diverse zone del paese e nelle vicinanze del polo industriale sono state rilevate elevate concentrazioni di benzene e di etil-benzene.
La conclusione dei ricercatori è inequivocabile: «I risultati del nostro studio indicano che i bambini residenti vicino all'impianto industriale presentano un significativo incremento di danni al DNA».
L'assordante silenzio delle istituzioni
Le conseguenze del pesante inquinamento ambientale dell'area sono note, come ha ricordato in un recente rapporto il ricercatore Pierluigi Cocco del Dipartimento di sanità pubblica-Medicina del Lavoro dell'Università di Cagliari, che evidenziava l’alta incidenza di leucemie nella popolazione maschile di Sarroch e di Assemini, altro centro vicino a un'area industriale. Nel suo rapporto, il dott. Cocco sottolinea tra l'altro che «rimangono oscuri i motivi per i quali le istituzioni locali non utilizzino le evidenze prodotte dalle indagini di epidemiologia descrittiva da esse stesse commissionate».
Di industria si può muorire
La mappa dei veleni in Sardegna è vasta. Lo studio epidemiologico nazionale SENTIERI del Ministero della salute (2012) ha preso in esame il polo industriale di Porto Torres (nel Nord dell'isola) e l'area del Sulcis-Iglesiente-Guspinese (zona sud-occidentale) e mette in luce i livelli di mortalità legati ai siti industriali.
Vincenzo Migaleddu, responsabile per la Sardegna dell’Isde (International Society of Doctors for the Environment), denuncia da tempo i rischi per la salute pubblica legati alla presenza industriale e che confermano la Sardegna tra le regioni più inquinate d'Italia: «Il sito industriale di Porto Torres ha provocato finora più morti dell’Ilva di Taranto, ma anche gli altri siti, dal Sulcis a Sarroch, rappresentano un pericolo ormai accertato, sul quale stranamente si continua a sorvolare».
Il polo industriale di Portovesme, nel Sulcis-Iglesiente, ha contaminato l'ambiente con gas velenosi, fanghi tossici, scorie radioattive. Un territorio che ha sacrificato al polo industriale e al business dei rifiuti agricoltura, turismo e salute. E a Carloforte, comune a 9 km di distanza sull’isola di San Pietro, si sono registrati nell’acqua piovana valori di cadmio, piombo e alluminio fino a 60 volte superiori ai limiti di legge.
E' ancora pensabile mantenere in vita un modello di sviluppo legato a produzioni industriali inquinanti e distruttive? La Sardegna ha un alto tasso di disoccupazione, un tessuto produttivo profondamente in crisi e il ricatto del lavoro è sempre stato pesante, anche grazie a una classe dirigente insipiente, quando non collusa.
Le iniziative contro il degrado del territorio vengono soprattutto dai comitati di cittadini e dalle associazioni ambientaliste, in particolare il Gruppo di Intervento Giuridico.
Su questo tema è da segnalare il documentario del regista Massimiliano Mazzotta, Oil-prima e seconda parte, film-inchiesta sulla Saras di Sarroch, la raffineria della famiglia Moratti.
Guarda il trailer del documentario Oil