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Il corteo del Cagliari Gay PrideIl 27 giugno il Consiglio comunale di Cagliari ha approvato il Registro sulle unioni di fatto e convivenze. Tre giorni dopo, il primo Gay Pride dell’isola ha richiamato più di 5000 persone che hanno sfilato in corteo lungo il quartiere balneare della città.

Carlotta Comparetti, del magazine online Lollove, ne parla col redattore del Regolamento Filippo Petrucci.

La Sardegna nell’immaginario collettivo europeo viaggia tra due estremi. Da terra di vacanze a cinque stelle per veline e personaggi stereotipati di una cultura televisiva cheap, a luogo vergine e incantato tanto quanto arretrato economicamente. Penso a tutte quelle volte che, negli anni trascorsi all’estero, ho sentito confondere la mia isola con altre più grandi come la Sicilia o più conosciute come la Corsica. Penso, e mi fa sorridere, anche alle volte in cui ho dovuto spiegare che le università in Sardegna ci sono e non si viaggia più col “vaporetto”. È una soddisfazione particolare, dunque, poter aggiungere all’elenco delle nostre conquiste di civiltà anche il fatto che il capoluogo sardo, Cagliari, oggi è tra gli 86 comuni in Italia ad aver approvato il “Regolamento sulle unioni civili e convivenze”. Un numero di cui forse si apprezza meglio la portata se si tiene conto che a giugno 2011 i comuni italiani si contavano sull’ordine degli 8000 (fonte: Istat).

La conferma ufficiale è arrivata qualche giorno fa, il 27 giugno, quando il Consiglio Comunale di Cagliari ha approvato con 25 voti favorevoli il Registro che darà la possibilità, a tutte le coppie conviventi legate affettivamente o da un rapporto di mutua solidarietà, di vedersi riconosciuti diritti fondamentali “in attuazione dei principi di non discriminazione, pari opportunità e libertà individuale”, come recita il testo redatto dal presidente della Commissione Affari Generali Filippo Petrucci. «Il punto di forza del Regolamento, la sua ratio, è primariamente politica», inizia Petrucci in un’intervista per Lollove. «C’è infatti la presa di coscienza della realtà che ci circonda, una realtà nella quale sono sempre di più le coppie che decidono di vivere insieme senza legarsi nel vincolo matrimoniale». Chiamato a commentare l’impatto culturale ed economico che deriverebbe dall’iscrizione al Registro sulle unioni civili, Petrucci spiega: «Questo regolamento permetterà alle coppie di fatto di accedere ai benefici in materia di diritto alla casa, come ad esempio le graduatorie per le case popolari, nonché all’erogazione dei benefici dei servizi sociali. A livello culturale è una piccola rivoluzione, che si auspica dia impulso al Parlamento per legiferare a livello nazionale».

A far sollevare i toni del dibattito in aula sono le unioni omosessuali, ricomprese anch’esse nelle categorie disciplinate dal regolamento. Commenti forti e piccati monitorati in diretta dai Tweets del segretario del Gruppo Consiliare Sinistra Ecologia Libertà Simone Tanda. “Vedere due persone dello stesso sesso che si baciano è ostentazione e diseducazione sociale”, avrebbe detto Piras del PdL, incarnando l’opposizione forte del centro-destra. Intanto il Regolamento passa, approvato con 25 voti favorevoli che contano, insieme alla maggioranza, anche i voti di Casu (Psd’az), Fuoco (Fli), Lai (Ancora per Cagliari). E non è un caso, ma anzi una promessa mantenuta, che l’approvazione del Regolamento sia avvenuta a ridosso del primo Gay Pride della Sardegna, che sabato scorso ha visto più di cinquemila persone in corteo lungo Poetto di Quartu. «La ragione di questo regolamento sta proprio nella volontà di rappresentare quella parte della società che finora non era considerata, che esiste ma non per lo Stato. E il Comune, che è l’ente più vicino al cittadino, si fa cosi promotore di una battaglia di civiltà che speriamo possa poi evolvere a livello nazionale».

Quanto al fatto che Cagliari sia davvero pronta ad un esperimento di tolleranza e apertura degno dei paesi europei più virtuosi (Germania, Gran Bretagna, Francia, Irlanda e altri ancora), il presidente della Commissione Affari Generali non ha dubbi. «Si. Siamo pronti sia a livello culturale che a livello sociale. E noi come centrosinistra lo siamo a livello politico». Perché sarebbe stata proprio l’assenza di un riconoscimento regolamentare, secondo Petrucci, ad aver generato alibi e pretesti a quelle frange più becere, violente e retrograde della società. «Sono felice di essere parte di questa maggioranza, contento di avere portato avanti questo regolamento come presidente della Commissione Affari Generali, e fiero come cittadino che Cagliari sia un po’ meno chiusa e pronta a vivere pienamente il suo presente», conclude.

Carlotta Comparetti

 

 

dal sito Lollove Mgazine

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