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Mentre nella mia notte insonne ascoltavo la radio per avere notizie sull’attentato di Brindisi, ecco una breaking-news che mi informa del terremoto in Emilia.
Un nuovo dramma, ho pensato, ben certa che dopo la solita formula “non si rilevano danni né a persone né a edifici” ci sarebbero stati bollettini peggiori, morti, crolli, devastazione e tende, sfollati.
La cronaca ci aggredisce, ci assedia, ci assale.

Non esiste fine alle brutte notizie.
Si pensa di aver visto tutto, di non poter superare certe soglie di barbarie e abiezione.
Ma oggi un padre, senza lavoro, ha gettato dalla finestra i due figli dopo una lite con la moglie, poi ha ucciso anche se stesso.
Non è ancora finita la giornata e chissà cosa ancora ci riserva, e sto parlando della sola Italia, provando per brevi istanti a non varcare i confini italiani.
Cittadini armati di cellulare sono sempre pronti a riprendere, a registrare, a documentare, facebook, twitter, youreporter, youtube… tutto si insegue  per sbattere in rete l’ultima notizia, l’ultima immagine, l’ultima suggestione.
E i media attingono da questi canali le loro ultime notizie.
Questa è una cosa che mi fa pensare: c’è una disgrazia, un incidente, un incendio e la gente che fa? Riprende, registra, documenta.
Ma ha telefonato alla polizia? Ha cercato di intervenire per salvare, aiutare, soccorrere?
Non lo so. Non lo voglio sapere.
E cosa farei io se mi trovassi in una situazione simile?
E intanto morti sul lavoro, elezioni, nuove tasse, IMU, spese sanitarie, suicidi, allagamenti, terremoti, bombe e terrorismo, disoccupazione giovanile, esodati, cassintegrati, licenziati, scontenti, delusi, arrabbiati…
Viene voglia di esclamare, con Etty Hillesum: E se dobbiamo andare all’inferno, che sia con la maggior grazia possibile!

Tiziana

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