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Nell’antichità, prima dell’avvento della moneta, il baratto è stata la prima forma di commercio.
Passano i secoli, ma – corsi e ricorsi storici – in questo periodo di crisi e di conseguente mancanza di moneta sonante, la necessità aguzza l’ingegno.
Sono nati mercatini dell’usato, dove la gente porta oggetti in conto vendita in cambio di una percentuale sul venduto da dividere con l’esercente del negozio che li espone.
Ultimamente si assiste ad un proliferare di botteghe all’insegna di “Compro-vendo oro”, che però sfruttano il bisogno di chi è disposto a vendere piccoli oggetti di affezione, a un cambio scandalosamente basso.
Ma la gente pensa, si organizza, pianifica, cambia.

A Torino, per esempio, pare che sia molto diminuita la produzione di rifiuti urbani, segno evidente che prima di aprire il coperchio del bidone della spazzatura si pensa, si torna a riciclare, a riscaldare, a pensare prima di gettare.
Riciclo, parola magica che si basa sulla filosofia, finalmente positiva, di recuperare, riutilizzare, far girare le merci con uno sguardo attento all’ambiente, all’ecosistema ma anche alla partecipazione e alla condivisione.
Molti siti di baratti e scambi sono nati in Internet proprio a questo scopo (www.zerorelativo.it, www.e-barty.it, www.nobay.it, http://www.reoose.com, http://www.riciklo.com ed altri). A New York una giovane designer ha creato un distributore automatico che permette il baratto (www.swap-o-matic.com).

Noi oggi ci soffermiamo su una realtà, nata nella città di Bolzano, che ha dato vita ad un vero e proprio negozio “free”, dove non si paga e che ha come obiettivo quello di “creare una dimensione partecipativa con metodi che lascino spazio alla creatività individuale”.
Un luogo libero, dove non è necessario né obbligatorio portare qualcosa, ma dove è anche possibile prendere oggetti gratuitamente.
Sono parole dei promotori di “Passamano” ai quali ci rivolgiamo per dialogare su questa loro esperienza, nata nello scorso mese di aprile.

Ecco quel che racconta Franco, uno dei volontari:

Abbiamo letto di voi in rete e ci ha colpito l’idea di “laboratorio condiviso” su cui fondate la vostra filosofia. Potreste spiegarci da chi e come è nata l’idea?

L’idea di un “non-negozio” di questo genere nasce da realtà già esistenti da tempo e in misura molto maggiore in Austria e in Germania. Data la vicinanza, ci siamo rifatti all’idea del “Kostnix” di Innsbruck (scritto in maniera dialettale, significa “non costa nulla”).

Il recupero attraverso questa forma di scambio dovrebbe creare una relazione tra persone, infrangendo il rapporto venditore-compratore legato al guadagno materiale. È stata accolta questa filosofia?

In parte sì. Molta gente viene anche per fare salotto, per incontrare gente, per scambiare quattro chiacchiere con noi volontari o anche solo spinta dalla curiosità per questa nuova e strana iniziativa. E in parte ci sono i “soliti noti” che invece prendono il negozio per un luogo dove approfittare di tutto e rivendersi le cose, magari altrove, lontano da Bolzano.

Nel momento in cui ci si separa da oggetti che hanno rappresentato e forse ancora rappresentano affetti, uso, cultura, pensiamo che si crei un rapporto-scambio con un futuro destinatario che forse non si incontrerà mai.
La separazione è spesso dettata da bisogno di spazio, da desiderio di cambiare qualcosa nella propria vita e nel proprio ambiente, o addirittura dalla volontà di scacciare momenti dolorosi. Quanto si percepiscono questi sentimenti nelle persone che si rivolgono a voi?


Si nota subito il valore affettivo che danno molte persone alle proprie cose, perché al momento di lasciarle in negozio le mostrano una ad una, spiegando a che cosa sono servite, quando sono state comperate e rievocano spesso i ricordi che queste cose infondono in loro.

Qual è stata l’adesione dei cittadini di Bolzano?

L’adesione è abbastanza alta. Il negozio è quasi sempre pieno al punto che spesso i volontari, a volte quattro o cinque alla volta non riescono a gestire il flusso degli avventori e in negozio non ci riesce più a muovere….

Immagino che molti si siano rivolti a voi per sapere se l’idea è esportabile in altre città. Avete ricevuto richieste di questo tipo? Ci sono analoghe iniziative fuori Bolzano?

Che si sappia non esistono ancora analoghe iniziative in Italia, sebbene in molte città si siano fatti dei passi in questo senso, come lo scambio di libri presso supermercati o altre realtà, ma in maniera molto minore, sia per gli spazi che per la portata dell’iniziativa. Sono invece molte le persone che arrivano da altre città per vedere con i loro occhi come possa riuscire ad esistere una simile realtà. Altri ci scrivono e-mail o chiedono informazioni su Facebook. O siamo stati intervistati da radio e giornali di varie regioni italiane.

Il vostro gruppo è formato da soli volontari che offrono la loro disponibilità a titolo gratuito, chiedendo una “libera offerta facoltativa” allo scopo di coprire le spese vive di gestione. Riuscite, con questo sistema, a farvi fronte?

Fortunatamente la libera offerta è accettata, anzi, sono in tanti quelli che ci lasciano qualche euro anche se non prendono nulla solo per contribuire all’iniziativa. E’ altrettanto vero, però, che il 60% circa degli utenti del negozio entrano con la chiara intenzione di arraffare il più possibile senza nemmeno pensare di lasciare un centesimo. Così, per arginare il problema, altrimenti non riusciremmo a far fronte alle spese del negozio, per una parte degli oggetti l’offerta non è facoltativa, ma richiesta (a meno che chi è interessato a uno di questi oggetti non abbia portato a sua volta delle cose, cosicché può prendere liberamente). Il gruppo è formato da soli volontari, nessuno è pagato e non riceviamo contributi di nessun genere da Comune o Provincia o altri enti. A fine mese, pagate le spese generali e quelle impreviste quello che rimane in cassa è sufficiente per una pizza insieme, che è l’unica “paga” dei volontari…

Organizzate serate tematiche su ambiente, cucina vegetariana e vegana, turismo responsabile, animalismo, diritti umani e molto altro. Sono iniziative molto interessanti: avete molte adesioni?

In realtà si è solo tentato, all’inizio. Il negozio è talmente pieno di roba, che ora è perfino difficile muoversi senza urtare qualcosa… L’idea di trovare dei posti a sedere al suo interno è ora utopica. L’ultima riunione fra noi l’abbiamo fatta in piedi vicino alla porta di uscita….

Siete nati nello scorso mese di aprile, siamo a quasi sei mesi di vita di Passamano. Potete già stilare un bilancio, ovviamente non contabile?

Un bilancio di che? Non contabile, certo, anche perché, come detto, quello è poco sopra lo zero. Bilancio dell’andamento dell’iniziativa? Ottima risposta da parte dei cittadini, ottime possibilità di elaborare nuovi progetti con idee portate dagli avventori, ore faticose fisicamente ma allegre. Ma purtroppo troppa utenza scorretta, arrogante e pretenziosa e, per ora, nessun metodo valido per arginare definitivamente il problema.


Bella la filosofia, quindi, anche se dalle risposte emerge l’amarezza e la delusione sull’ancora troppa inciviltà dell’utenza, non sempre preparata alla condivisione, partecipazione, solidarietà.
Ciò non scoraggia i volontari che come Franco (Alessandro, Silvia, Grazia, Rosa e Barbara) fanno parte degli animatori di questa realtà inserita a pieno titolo in un periodo di crisi che, speriamo, possa aiutare le persone a riscoprire, molto spesso ad imparare, come si vive in comunità.

Tiziana Franchi

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