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Vivere senza leggere è pericoloso: ci si deve accontentare della vita.
Michel Houellebecq

Librerie e libriAnno dopo anno percorrevo le strade della città e loro erano lì, pietre miliari sul mio cammino. Mi fermavo a guardare le vetrine per scoprire l’ultimo titolo uscito, entravo per toccare i libri, leggerne le trame, scorrere qualche pagina, acquistarlo.
Le librerie di Torino.
Né social network né smartphone distoglievano la mia attenzione durante queste visite: erano gli anni Ottanta.
Poi pian piano hanno spento le luci, sono diventate cantieri e si sono trasformate:

chi in un brand giapponese, chi in un negozio d’abbigliamento, chi in un negozio di scarpe. In molti casi il Municipio ha imposto ai nuovi entrati di mantenere le architetture e le insegne perché patrimonio storico.
Ma nemmeno le nuova grandi catene hanno retto: la Fnac, la libreria Coop, aperte con grande eco di pubblicità e molte polemiche, hanno poi mestamente abbassato le serrande dopo pochi anni.
Molte di queste vetrine sono ora coperte di grandi fogli di carta e deturpano le vie del centro, denotando abbandono e crisi.
Tristezza, stupore, qualche articolo di giornale ad urlare lo scandalo. Poi il silenzio.
Ma se nessuno compra più libri?  Se i costi sono eccessivi? Se la concorrenza si fa spietata?
Questo a Torino. Ma lo stesso vale per ogni città italiana e straniera. New York, Parigi, Londra ed ovunque nel mondo.
Così mentre apprendo dell’ultima clamorosa chiusura della storica, ottuagenaria libreria Zanaboni, ecco un raggio di sole.
Ascolto alla radio la trasmissione America24 di Radio24 condotta da Mario Platero ed ascolto l’intervista ad Alessandro Cassin, direttore editoriale della Centro Primo Levi Editions di New York, che tra pochi giorni riaprirà una storica libreria che nel 1884 fu aperta da Sante Fortunato Vanni da Caltagirone in pieno Greenwich Village (ma che allora era poco più di un villaggio abitato da emigrati). Ovviamente all’inizio non vendeva libri, poiché molti italiani erano analfabeti, ma gli stessi potevano dettare una lettera per i parenti lontani, oppure farsi stilare un contratto.
Poi il negozio divenne stamperia e poi casa editrice… È una storia affascinante, tutta da ascoltare (per chi volesse, il podcast della trasmissione – non più di 15 minuti).
Appena terminato l’ascolto sono andata a cercare notizie e storia del Vanni e della sua libreria che poi venne acquistata dalla prof.ssa Olga Ragusa, figlia di quell’Andrea Ragusa (direttore della F.lli Treves) che all’inizio degli anni ’30 iniziò a vendere la Treccani negli States.
L’insegna resistette fino al 2004, anno della definitiva chiusura.
Oggi grazie ad Alessandro Cassin la libreria riapre. Lo stesso, intervistato da Giuseppe Culicchia per La Stampa, riepiloga tutta la storia e spiega gli obiettivi della riapertura.
Sembra quindi ci sia un lieto fine. E sempre a New York anche  la libreria Rizzoli riaprirà a primavera.
Ma anche a Torino ogni tanto apre qualche piccola libreria, magari oltre ai libri ha anche il servizio bar, organizza serate, piccole mostre, alcune hanno commessi felini, paciosi gatti che vivono tra quelle mura ad accompagnare con le loro fusa discrete i clienti. Non solo librerie.
Giovani pionieri coraggiosi. Piccole grandi buone notizie.
E in questo mare di tragedie, guerre, epidemie, minacce e decadenza generalizzata che ci circonda forse un fiore riesce a resistere in mezzo alle rocce. Un fiore fatto di carta.
E io mi ci aggrappo, per poter continuare a sperare.
Perché leggere, apprendere, imparare, con qualsiasi mezzo oggi a nostra disposizione, è  pur sempre vivere.
Tiziana Franchi

I migliori compagni di viaggio sono i libri: parlano quando si ha bisogno, tacciono quando si vuole silenzio. Fanno compagnia senza essere invadenti. Danno moltissimo senza chiedere nulla.
Tiziano Terzani

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