Un viaggio attraverso la Francia, alla ricerca di visi e di luoghi, come racconta il titolo di questo documentario francese distribuito in Italia dalla Cineteca di Bologna. E' il viaggio di Agnés Varda, regista icona della Nouvelle Vague, e di J.R., giovane fotografo parigino che espone le sue immagini in grande formato sui muri, usando le strade come un museo.
La regista e il fotografo attraversano la Francia, quella più periferica e marginale, dal nord del lavoro nelle miniere ormai chiuse al sud agricolo spopolato. E incontrano persone, che raccontano le loro storie e che accettano di farsi fotografare.
Sono storie di resistenza, come quella di Jeannine che non vuole andare via dal vecchio quartiere dei minatori in cui non c'è più nessuno; o come quella dei portuali di Le Havre in sciopero e le loro mogli; dell’allevatrice di capre che si rifiuta di bruciare le corna dei cuccioli come fanno tutti gli altri allevatori che seguono una tradizione crudele; degli operai della fabbrica di sale; del contadino rimasto solo a coltivare ettari di terreno. Volti anonimi resi visibili dai giganteschi ritratti che J.R. incolla sui muri, sulle facciate di casa, sui fienili, sui porta-container.
Tra le storie si inseriscono anche frammenti di una sorta di diario di viaggio dei due registi che approfondiscono la loro conoscenza strada facendo, in un rapporto di stima, rispetto e affetto reciproci.
Il viaggio procede un po’ in modo casuale e un po’ lungo un itinerario della memoria, in un rapporto costante tra fotografia e cinema sottolineato dallo scambio tra la regista, che è stata anche fotografa, e il fotografo, che annovera anche un’esperienza di regia.
«Il caso è sempre stato il migliore dei miei assistenti» racconta Varda al suo compagno di viaggio, per dire di un cinema che si confronta con la realtà e ne riceve continui stimoli, quell’“esprit de liberté”, praticato dai registi della Nouvelle Vague, che ha guidato tutto il suo lavoro di regista fino a questo documentario.
Numerosi gli omaggi, più o meno dichiarati, che “Visages, villages” rende a fotografi e registi che hanno animato la scena artistica del secolo scorso: Jacques Demy, Henri Cartier-Bresson, Guy Bourdin, Nathalie Serraute, Jean-Luc Godard.
Quale sia il senso, e il valore, del guardare, filo conduttore di questo viaggio, il documentario di Varda e J.R. sembra trovarlo nelle testimonianze raccolte durante il percorso, nella narrazione orale e visiva di esistenze semplici e però capaci di gesti grandiosi, di comunità marginali che aprono spiragli di speranza verso una società più equa e umana.
C.S.